Tale fu il rilievo della Resistenza nel territorio pietralunghese che i partigiani riuscirono, seppur per un breve periodo, a farne una “zona libera” sotto il loro controllo
La Memoria della Resistenza
Quasi nascosta nell’Appennino umbro-marchigiano, Pietralunga si erse a protagonista della Resistenza contro il nazi-fascismo. Le sue alture divennero il rifugio ideale dei giovani che rifiutarono di combattere o di lavorare per l’esercito di occupazione tedesco e per la dittatura fascista. Ai giovani renitenti – non solo del luogo, ma provenienti da tutta l’Alta Valle del Tevere umbra e dall’Eugubino – si aggregarono militari italiani disertori e slavi e anglo-americani in fuga dai campi di prigionia fascisti. Questi partigiani si unirono nella Brigata Proletaria d’Urto “San Faustino”.
Tale fu il rilievo della Resistenza nel territorio pietralunghese che i partigiani riuscirono, seppur per un breve periodo, a farne una “zona libera” sotto il loro controllo. Non a caso quindi Pietralunga venne decorata con la medaglia di bronzo al valor militare e ospita il Monumento al Partigiano Umbro.
La Resistenza fu qui un movimento di massa per la libertà. La popolazione rurale nascose, sfamò e protesse i giovani alla macchia. Una adesione ideale che vide in prima fila anche le donne: non ci sarebbero stati sbocchi per la lotta partigiana senza il sostegno di chi il nazi-fascismo lo combatté senza armi.
Sui monti a combattere
Dopo essersi formate già nel periodo invernale, nella primavera del 1944 le bande partigiane della “San Faustino” si organizzarono militarmente e cominciarono ad esercitare una costante pressione sui nazi-fascisti. Le azioni di sabotaggio delle arterie stradali e della linea ferroviaria resero problematiche le comunicazioni militari tedesche in un’ampia area appenninica tra Marche e Umbria. Inoltre gli attacchi ai distaccamenti di militi fascisti, costretti ad arrendersi, rivelarono l’impotenza di un regime che percepiva sempre più l’ostilità della popolazione.




La riscoperta della libertà
Proprio il disarmo del presidio fascista di Pietralunga preluse a un evento di grande rilievo simbolico. Popolo e partigiani festeggiarono insieme in piazza i 1° Maggio: era la prima volta che avveniva dopo 24 anni di dittatura! Il comando partigiano destituì le autorità fasciste e nominò un nuovo sindaco. Per un po’ Pietralunga e il suo territorio rimasero “zona libera” in una parte d’Italia ancora soggetta al nazi-fascismo.
La repressione
Il pericolo di avere alle proprie spalle delle zone controllate dalle bande partigiane spinse i tedeschi a effettuare una dura ed estesa azione repressiva per annientarle. Il rastrellamento nazi-fascista del maggio 1944 investì l’intero territorio pietralunghese, provocando numerose vittime anche tra la popolazione civile. Gran parte dei partigiani però riuscirono a sfuggire alla morsa e a ricostituire le formazioni.
La battaglia di Pietralunga
Tra il 9 e il 10 luglio 1944 Pietralunga divenne campo di battaglia. Combattendo gli uni a fianco degli altri – evento eccezionale fino ad allora nella storia della Resistenza – partigiani e Alleati cercarono di difendere il paese dall’attacco dei tedeschi. Non ci riuscirono, perché era troppo importante per i tedeschi acquisire il controllo di questo territorio a ridosso di essenziali linee di comunicazione. Ma ormai l’avanzata degli Alleati procedeva inarrestabile e anche Pietralunga, di lì a qualche giorno, fu liberata dal nazi-fascismo.